Argentina. Reportage fotografico di un viaggio ai confini.
Tra i contrasti di Buenos Aires e l’infinito della Patagonia.
Il reportage fotografico di un viaggio alla libera scoperta di alcune delle diverse anime dell’Argentina, un racconto scritto con immagini scattate esclusivamente con 35mm e 85mm. Tutto anima e corpo. La Patagonia e la sua infinita bellezza naturale, Buenos Aires con i suoi contrasti e i suoi netti confini.
Veramente difficile poterselo immaginare prima di farlo un viaggio così. Puoi informarti e leggere storie, aneddoti e cercare informazioni storico-culturali, ma ogni nuovo luogo in cui ti immergerai ti sconvolgerà sempre tutti i preconcetti. Ed il bello sta proprio lì. In quella magnifica occasione che c’è dietro ogni nuovo viaggio, il coraggio di uscire dalla propria zona di confort e rimettersi in cammino, la scoperta, la possibilità di tornare a lasciarsi stupire. Gli incontri e gli scontri. La sensazione di rimanere senza fiato di fronte ad uno scenario nuovo che ci lascia strabiliati.
La percezione di libertà sulla pelle e sotto i piedi.
Ecco queste erano più o meno le aspettative che avevo messo nello zaino, con l’idea di seguire con la pancia un filo che avrei trovato giorno dopo giorno. E così di pancia ho iniziato a scrivere questo diario di viaggio.
Quindi dopo un viaggio iniziato a Roma e durato circa 27 ore tra volo intercontinentale e varie connessioni aeree interne in Argentina, finalmente è arrivata all’improvviso l’ebbrezza e l’emozione di raggiungere la città abitata più a sud della terra, Ushuaia. Nella regione conosciuta come la Tierra della Fuego. E così da un giorno all’altro mi ritrovo al “Fin del Mundo”. Un territorio surreale dove la natura e il meteo dettano leggi e fissano regole.
Ushuaia, capoluogo della provincia argentina della Provincia di Terra del Fuoco, Antartide e Isole dell’Atlantico del Sud, è la città più australe del mondo.
Si trova sulla costa meridionale dell’Isola Grande della Terra del Fuoco, in un paesaggio circondato da montagne che domina il canale di Beagle. Da Ushuaia in traghetto siamo salpati per il Canale di Beagle che divide l’Argentina dal Cile, un viaggio che ci ha immersi in un’altra dimensione. Alla scoperta delle migrazioni dei cormorani, dell’isola dei leoni marini e delle colonie di Pinguini Magellano, arrivati dal polo sud. Un magnifico posto da fotografare, se si ama la fotografia paesaggistica e naturalistica. Qui l’85mm è diventato un vero pioniere indispensabile compagno di viaggio.
Nella Tierra del Fuego, un arcipelago dell’America del sud, situato all’estremità meridionale del continente, si può prendere “El Tren del fin del Mundo “. Il Treno della Fine del Mondo, conosciuto anche come Ferrovia Australe Fuegina, è una ferrovia a vapore, originariamente costruita come linea merci per servire la prigione di Ushuaia.
Alla fine del XIX secolo infatti, Ushuaia, sull’Isola Grande della Terra del Fuoco, si sviluppò come una colonia penale, i cui primi prigionieri arrivarono nel 1884.
Nel 1902, cominciarono i lavori da parte dei detenuti per un vero e proprio complesso di edifici per la prigione, e per la costruzione di una ferrovia su rotaie di legno per agevolare il trasporto di materiali, principalmente roccia locale, sabbia e legname. Il treno allora collegava il campo della prigione con quello della foresta e passava lungo la costa davanti alla città di Ushuaia, a quel tempo in fase di espansione. Era conosciuto come il “Treno dei Prigionieri” .
Ora funziona come ferrovia turistica nel Parco nazionale Terra del Fuoco ed è considerata la ferrovia in funzione più a sud del mondo.
Diciamo che, essendo anche questo un parco nazionale e immenso, il treno permette di attraversare le meraviglie della natura di questi luoghi in modo un pò più esaustivo in termini di spazi, e di raggiungere quindi più luoghi. Una curiosità è che all’interno del parco c’è un lago, che ha al suo centro una linea di confine sulla sua superficie, visibile palesemente, che separa il versante argentino da quello cileno.
Dalla Tierra del Fuego con un volo ho raggiunto El Calafate. Il viaggio stesso già solo negli spostamenti mi ha totalmente riempito l’animo.
Sorvolare la Patagonia è un vedere indescrivibile.
Non ci sono confini tra i blu e tra i gialli, è un continuo gioco di colori complementari che catturano la tua attenzione e ti fanno sentire immenso. I cieli, le montagne, i ghiacciai. Uno spettacolo che solo la natura è in grado di creare con tanta perfezione. In questa regione ho previsto due brevi soste: una con base a El Chalten e una a El Calafate.
El Chaltén è un piccolo villaggio montano nella provincia di Santa Cruz, Argentina.
È posizionato sulla sponda del fiume Río de las Vueltas, all’interno del Parco Nazionale Los Glaciares alla base delle montagne Cerro Torre e Cerro Chaltén, entrambe popolari per le scalate. “Chaltén” è una parola tehuelche che significa montagna fumante, siccome loro credevano fosse un vulcano per la sua cima la maggior parte del tempo coperta da nuvole. Molto curato, attrezzato e assolutamente da non perdere. Da qui partono molti percorsi di trekking, più o meno lunghi e difficili, tra laghi, scorci panoramici e alte vette: come Torre Glacier, Laguna Torre, Laguna Capri, Ghiacciaio Piedras Blancas, Chorrillo del Salto e Laguna de los Tres e il famoso Fitz Roy.
Qui ho trovato a livello fotografico un enorme fascino nelle cornici naturali, molto utili alla composizione creativa dell’immagine fotografica. In alcuni scorci sembrava un paesaggio quasi orientale. Ci si arriva con dei Bus, che collegano ottimamente El Chalten con le città vicine.
E questa è un’altra esperienza da fare, percorrere la Routa 40.
Io personalmente ho scelto di percorrere il tragitto da El Chalten a El Calafate in bus andata e ritorno, avendo cura di scegliere due orari diversi della giornata per avere la possibilità di godere della vista di quei luoghi con sfumature diverse di colore ed è stato meraviglioso. I colori intensi e nitidi della mattina contro i colori caldi e infuocati del tramonto. Già perché il tramonto lì è superbo, non si accontenta di un cielo cittadino, vuole vastità esorbitanti per esprimersi in tutta la sua maestosità e giocare liberamente con le nuvole a contrasto. In più qui, con questi vasti paesaggi che si contengono e si dividono, si ha davvero il gusto di poter giocare con le linee di composizione e le regole della diagonale e dei ⅔.
Il villaggio è posizionato 220 km a nord del El Calafate.
La seconda sosta, con base a El Calafate, è stata dedicata alla volta del Parco dei ghiacciai e del Perito Moreno.
Qui ho previsto un’escursione con trekking sul ghiacciaio che non credo dimenticherò facilmente. Ho visto luci accecanti rimbalzare su un contrasto materico di bianchi, nuvole che si mischiavano al ghiaccio e viceversa. Gole blu, di una profondità e intensità ammaliante si alternavano a sinuose curve di ghiaccio create dal vento. Un paesaggio mai visto prima, mi è sembrato di trovarmi su un altro pianeta. Fotografare questo luogo non è per niente facile, sia per la vastità delle linee e delle prospettive che per le luci e i bianchi prorompenti che si susseguono al ritmo delle ombre, portate dalle nuvole senza sosta, che cambiano continuamente l’atmosfera e l’esposizione in camera.
Per non parlare del fascino della voce del Perito Moreno.
Già, perché il ghiacciaio canta. Il vento che si sposta sulla sua superficie infatti passando tra le curve e le punte frastagliate crea un gioco di suoni che rapisce. Non so bene descrivere a parole la sua maestosità, finché non te lo ritrovi lì stagliato davanti agli occhi vi garantisco che tutta la vostra immaginazione non potrà nemmeno un millesimo della sua bellezza.
Il ghiacciaio Perito Moreno è un ghiacciaio situato nel Parco nazionale Los Glaciares, nella parte sud-occidentale della provincia di Santa Cruz, in Argentina.
È una delle più importanti attrazioni turistiche della Patagonia argentina. La formazione di ghiaccio, che si estende per 250 km² e per 30 chilometri in lunghezza, è uno dei 48 ghiacciai alimentati dal Campo de Hielo Sur, facente parte del sistema andino, condiviso con il Cile. Questo ghiacciaio continentale è la terza riserva al mondo d’acqua dolce. Ma ci pensate che la parte che noi vediamo è solo un minimo affaccio esteriore della sua immensità, infatti ha un’altezza di 74 metri sopra la superficie del Lago Argentino, ma la parte sotto l’acqua ha un’altezza di 170 metri!!
Dopo questa settimana on the road in Patagonia ho pensato di fare un breve salto a Buenos Aires e cambiare completamente atmosfera.
Gallery Argentina: Buenos Aires
Buenos aires tra l’asfalto e il cielo, schiacciata dal caldo opprimente, umida e viva con i sui mille colori e le sue voci.
Città di migranti che porta il nome della vergine protettrice dei naviganti. Qui vivono i figli dei figli degli europei partiti con le navi nel 900,
poveri, in cerca di fortuna che qui si dice “suerte“. Buenos aires città globale, un argentino su 3 vive qui. Se estendiamo i confini tra il comune e le municipalità in cui si è arrampicata la popolazione con i sui 12.843.000 abitanti, questa è una delle più grandi città globali del sud America.
I confini li avverti nei contrasti; puoi seguirli percorrendo le linee luccicanti dei costosissimi grattacieli della Buenos Aires bene, che gli abitanti di questa città non potranno mai permettersi.
Costruiti dove un tempo era l’approdo dei migranti. Puoi percorrerli lungo le facciate annerite dallo smog dei palazzi del centro, solidità porosa della pietra fresca. Nei colori e nel caos della gente del quartiere di Palermo, bucano i muri coi colori dei murales che non ti aspetti come la luce nel bosco, lì i confini diventano seducenti. Puoi rincorrerli nelle strade che via via si fanno più piccole e disorientanti nelle giravolte del tango del quartiere di Sant’Elmo. Li raccontano le voci dei questa città così visiva e sfacciata i confini li vedi, nella gente, non sono nel sangue, qui tutti sono meticci, sono nelle strade che percorrono o non percorrono sono i colori del legno delle case pittate tutte diverse al Caminito, dove vige il coprifuoco e puoi mangiare tortillas che sono la fine del mondo. I murales che ricordano gli atroci voli della morte durante la dittatura.
I sorrisi nelle famiglie italiane emigrate nel dopoguerra immortalate nei murales “al filettato”.
Tutte le mille voci cosi distanti cosi diverse che rimbalzano tra il legno e la lamiera colorata delle facciate di questo quartiere e che immagini splendere in un solo boato di blu e gialllo nello stadio del calcio più amato di questa città.
E tra le tante realtà che meritano di essere raccontate infine vi invito a scoprire quella delle Madres de Plaza de Mayo.
Gallery Argentina: Buenos Aires, Madres de Plaza de Mayo
Un’associazione formata dalle madri dei desaparecidos, ossia i dissidenti scomparsi, dedita all’attivismo nel campo dei diritti civili, composta da donne che hanno tutte lo stesso obiettivo: tutti i giovedi alle 15 le madri Madri (Asociación Madres de Plaza de Mayo), si riuniscono in cortei e manifestazioni sulla piazza per rivendicare la scomparsa dei loro figli e avere giustizia, attività che hanno svolto e svolgono da oltre un trentennio. Se siete curiosi di approfondire, potete leggere l’articolo specifico sulle Madres de Plaza de Mayo.
Questa è solo una piccolissima parte di tutto quello che è in gradi raccontare l’Argentina, spero di avervi lasciato la curiosità e la voglia di visitare questa terra straordinaria. Per mi riguarda mi sono ripromessa di tornarci per conoscerla meglio e per ritrovare quella luce e quei colori che per un fotografo sono “casa”.